“Chi campa véde”... tornano in scena gli Alter Ego...
27 gennaio 2009
Cambiano i titoli, cambiano le ambientazioni, cambiano i testi, ma l’imprinting degli Alter Ego è sempre lo stesso, quello di una compagnia teatrale di amatori ma che si pone al pubblico sempre con grande impegno e brillantezza, con un crescendo di interpretazioni molto apprezzato dagli spettatori.
Lo hanno fatto negli anni passati, lo rifaranno anche nel 2009, il 7 e l’8 febbraio con una nuova commedia tratta da “A' cammerera nova”, un’altra opera di Eduardo Scarpetta riadattata dal regista Lello Di Gioia, il vero motore di un gruppo che forse proprio nell’autore partenopeo trova la maggiore fonte di ispirazione e rendimento sul palcoscenico.
“Chi campa véde” (Chi vivrà vedrà) è il titolo dello spettacolo di tre atti che sarà messo in scena al Teatro dell’Opera di Lucera (sabato alle 20.45 e domenica alle 17.45 e alle 20.45) e che coinvolgerà ben 13 attori con diversi nuovi innesti nel cast, i quali si aggiungono alle presenze storiche del gruppo.
“Chi campa vède” è la storia di Pasquale Cotugno, uomo arcigno, marito severo, zio intransigente, in tema di matrimonio, verso le sue nipoti Erminia ed Adelina. Assieme a lui ci sono: Teresa, moglie accomodante, un guantaio spasimante, un capitano dei pompieri sordo, un cuoco stonato, un medico di buona forchetta, Concetta, la vecchia cameriera e altri brillanti personaggi che mettono a punto una divertentissima vicenda che ruota intorno alla infedeltà dello zio intransigente e severo, protagonista di una scappatella che sfiora l'inverosimile. Il personaggio che muove le fila è Concetta, la vecchia cameriera che, ritenendo di essere stata licenziata ingiustamente, sfida l'arroganza e la superbia di don Pasquale, uscendo dal suo guscio di collaboratrice domestica tutta obbedienza ed evidenziando una scaltrezza e un sentimento di rivalsa femminili, tali da sbalordire tutti per la capacità di gestire le varie situazioni fino alla conclusione finale.
“La scelta è caduta su questo titolo diverso anche per rendere omaggio ad Angelo Britti, pittoresco ed estroso personaggio degli anni ’20 – ha spiegato il regista Lello Di Gioia - che con quella espressione di sole 3 parole, a lui attribuita e detta dal campanile della Cattedrale, ha saputo racchiudere una vasta gamma di concetti attualissimi ancora oggi. Nel nostro lavoro, in realtà – ha aggiunto – la frase assume un’accezione più di sfida che di diffidenza, con la protagonista Concetta, la cameriera che stimolerà spesso la boriosità del suo padrone Pasquale, sperando di portarlo a più miti consigli e chiedendo la complicità del tempo per dimostrare le sue ragioni. Per noi si tratta di un ritorno in palcoscenico davanti al pubblico lucerino, dopo aver ottenuto qualche soddisfazione anche fuori dalla nostra città, sia in termini di consensi di pubblico che di critica”.
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