Alteregoteatro. Tutti i diritti riservati. Created by
“Chi campa véde”: ancora un successo per gli Alter Ego.
11 febbraio 2009

imgE’ stato un ritorno in grande stile quello degli Alter Ego, la compagnia teatrale lucerina che è tornata a misurarsi sul palco di casa con l’autore che le è più congeniale. La messa in scena al Teatro dell’Opera di “Chi campa véde”, commedia in tre atti tratta da “A' cammerera nova” di Scarpetta e opportunamente riadattata dal regista Lello di Gioia, ha riscosso un buon successo di pubblico nelle serate di sabato e domenica scorsi, uniche date in cartellone.

Motore della vicenda è l’infedeltà di Pasquale (Fiorenzo Fattibene), protagonista di una scappatella che sfiora l'inverosimile. L’uomo, pur di nascondere il fattaccio alla moglie Teresina (Rosanna Postorino) e alle nipoti Erminia e Adelina (Rosanna Di Canio e Michela Sordillo), sostiene il gioco della cameriera Concetta (Maria Longo) che in realtà tiene le fila dell’intera rappresentazione e nel successivo articolarsi di imbrogli, equivoci, scambi di persona e fraintendimenti di ogni genere. Ma a rimandare l’inevitabile conclusione c’è anche tutta una serie di improbabili quanto gustosi personaggi come il guantaio innamorato (Francesco Venditti), un cappellaio (Roberto Vicario), il barbiere dal grilletto facile (Arcangelo Danese), img1un capitano dei pompieri col seguito (Marino Scioscia e Antonio Gennarino), il cuoco stonato (Giovanni Ciccarelli) e un medico di buona forchetta (Carlo Forteschi).

Si è trattato di una trasposizione ben riuscita, con la colorata partitura in dialetto misto ad italiano e il buon affiatamento del cast che hanno costituito i punti di forza di una commedia sempre piacevole. Anche l’assegnazione dei ruoli da parte del regista è risultata vincente, non mancando di mettere in risalto le caratteristiche di ciascun interprete e di smussare l’incertezza interpretativa dei nuovi attori.

Davvimg3ero una grande affermazione per il sodalizio lucerino nato nel 2003 e che, memore di certe prove felici del recente passato (come “U Mideche dì pazze”, “U spose n’è bbune” e “A Bonàneme è gelùse”) ha puntato ancora una volta i riflettori sulla ricchezza, le suggestioni e la poesia del mondo popolare senza mai risultare volgare. Infatti l'espressione dialettale lucerina, come per le precedenti messe in scena, non è mai eccessivamente marcata, ma serve a contestualizzare sia la trama che l'atmosfera.


www.luceraweb.eu