Lucera. Sabato 30 novembre il gruppo teatrale lucerino «Alterego», attivo dal 1991, ha portato sulla scena del teatro dell'Opera la commedia pirandelliana «Il berretto a sonagli», opportunamente rivista, adattata e tradotta parzialmente nel vernacolo lucerino dal regista Lello Di Gioia, fondatore del gruppo. Si tratta di una scelta che esula dal canone tradizionale della commedia recitata innanzitutto per far ridere. Quella di Pirandello, infatti, è un'ironia amara, che spesso nasconde tragiche realtà; il risultato è una frammentazione della realtà che costringe ogni attore a portare sulla scena il suo «pupo» ossia la sua identità varia che non sarà mai univoca. Il testo presentato, comunque, è risultato agevole e saggiamente gestito, nonostante la complessità dei ragionamenti pirandelliani, anzi dobbiamo riconoscere come Lello Di Gioia abbia saputo applicare al teatro la precisione e la dovizia della scienza esatta dei numeri aritmetici, da lui praticata nel lavoro di funzionario di banca.
Quello che soprattutto ha sorpreso in questa commedia è la bravura degli attori, che non sembravano affatto dei semplici dilettanti, ma attori professionisti, in particolare sono da sottolineare le magistrali interpretazioni di Elena Mastroluca nei panni di Beatrice e di Roberto Vicario nei panni di Ciampa. Un applauso, quindi, va tributato a tutto il cast, a cominciare dagli attori fino ai tecnici. Questo il cast al completo. Roberto Vicario è Ciampa, Elena Mastroluca è Beatrice, la madre di Beatrice è Rosanna Postorino, il commissario Spanò è Fiorenzo Fattibene, don Federico (fratello di Beatrice) è Marino Scioscia, Nannina è Gabriella Aufiero, La Saracena è Annita Scioscia, Nina (moglie di Ciampa) è Vanessa Salinno. Scenografia: Gina Rubino e Antonio Manganiello; costumi Shangrillà ed Enza Colia; Mixer audio e luci Finizio service; Mobili di scena Giovanni Pignatelli e f.; Quadri di scena galleria Valeno; Trucchi e pettinature Antonella Di Iorio e Lella Salunno. L'introduzione iniziale è stata curata dal versatile e bravo Roberto De Mare.
La trama de «Il berretto a sonagli» è talmente conosciuta che non c'è da spendere più che qualche parola: è la storia di Ciampa, un uomo che, tradito dalla moglie, accetta di spartirla con un altro pur di non perderla. E quando la signora Beatrice, nata La Bella, moglie tradita, cerca di ribellarsi all'adulterio del marito e intende denunciarlo, incontra le resistenze sia dei suoi familiari che dello stesso Ciampa. E' la storia (diversa) di persone tradite e di un complotto unitario volto a negare la relazione adulterina, a negare l'effettività, a vestire di pazzia la realtà scomoda.
Solo nel secondo atto Roberto Vicario rientra pienamente nei panni pirandelliani e ci mostra il Ciampa personaggio sofferente, eroico, pieno di umanità, quell'uomo che per amore della sua donna è disposto anche a spartirla, ma purché sia salva l'onorabilità sua e soprattutto di sua moglie, che rimanga sempre intatta e 'per bene' la facciata sociale, quella stessa facciata che anche la famiglia La Bella vuole mantenere rispettabile. Ma come porre rimedio alle accuse adulterine già 'ufficializzate'? E' Ciampa, il marito «cornuto», che trova la soluzione per annullare e rendere vana la 'denuncia' dalla signora Beatrice, sporta in un momento di gelosa 'pazzia'.
Ed è proprio questa l'intuizione di Ciampa, la soluzione che permette di salvare onore e rispettabilità della sua amata consorte e di tutta la famiglia, la soluzione che gli consente di 'non dover' lavare nel sangue l'onta subita: la pazzia della signora Beatrice, certificata dall'internamento in manicomio. Solo lì la realista e positivista signora potrà sfogare la sua corda pazza e rivelare la verità in faccia a tutti e alla faccia di tutti.
Perché solo i pazzi possono permettersi di ignorare sia la corda seria che la corda civile «altrimenti... ci mangeremmo tutti come cani». Anche oggi, soprattutto oggi.