8-13-52-90…
Quaterna secca
sulla ruota di
Napoli!
La ricchezza in cambio di un lutto
e il tempo che scorre, scorre
inesorabilmente facendo
avvicinare in men che non si dica
il triste momento sono gli
elementi indiscussi del momento
scenico
Lucera, 14.02.2012 - Ha avuto
luogo, sabato 11 e domenica 12
febbraio, alle ore 21:00 presso il
Teatro dell’Opera di Lucera, la
rappresentazione della commedia in vernacolo lucerino del gruppo
teatrale “Alter Ego”, intitolata “A fertune se devérte”. La
compagnia, che festeggia quest’anno il suo ventunesimo anno di
attività, ritorna al grande pubblico dopo i successi della scorsa stagione
“A gelusje è na brutta melatje” e “L’amante è perfetto, tene sule
nu defétte”, replicati più volte al Teatro Regio di Capitanata di Foggia.
Ora la “Alter Ego” torna sul palcoscenico più rinvigorita che mai,
proponendo un testo dell’autore fiorentino Athos Setti, ripreso anche
dal grande Eduardo De Filippo, dal titolo “Sogno di una notte di
mezza… sbornia”. Il sodalizio, diretto egregiamente nella regia da
Lello Di Gioia e nella scenografia da Gina Rubino con l’ausilio di
Antonio Manganiello, presenta situazioni comiche molto divertenti che
evidenziano egoismi, debolezze umane e spunti riflessivi sul valore della
vita. E il tutto senza mai trascendere in volgarismi.
La trama di “A
fertune se devérte” è intrisa di profezia e superstizione, che si
concretizzano nel momento in cui il protagonista, Pasquale De Felice
(interpretato da Marino Scioscia), sogna il poeta vate Dante Alighieri
ottenendone nel cuor della notte quattro numeri magici. Questa
combinazione, che, giocata, risulterà vincente, si rivelerà un’arma a
doppio taglio perché rappresenta la possibilità di cambiar vita per tutta
la famiglia De Felice, ma nel contempo scandisce la data della morte del
povero capofamiglia. Il sommo poeta comunica al povero facchino,
impaurito e spesso brillo, che deve prepararsi alla dipartita esattamente
dopo otto mesi dalla vincita, alle ore 13:00, novanta giorni dopo il suo
cinquantaduesimo compleanno.
La ricchezza in cambio di un lutto e il tempo che scorre, scorre
inesorabilmente facendo avvicinare in men che non si dica il triste momento sono gli elementi indiscussi del momento scenico. Ravvisabile,
nella commedia, una venatura di “umorismo pirandelliano”; una gioiaamara
che pervade il personaggio principale, comicamente amareggiato
dal comportamento dei “suoi cari” ai quali non importa assolutamente
nulla il fatto di stare per perdere un congiunto. Ancora una volta il dio
denaro diventa più importante di qualsiasi legame affettivo facendo
passare tutto “il resto” in secondo piano anche quando “il resto” è un
padre moribondo. È una bellissima storia che dà spunti di spiccata
moralità muovendosi liberamente tra le argute tecniche di “flashback” e
di “flashforward” per far coesistere in tre intensissimi atti, scene del
passato e presagi futuri. Il tutto condito con modi di dire, massime e
proverbi tipici della lingua lucerina più autentica. Molto apprezzata è
risultata l’ambientazione del lavoro che ha fatto rivivere ai presenti,
soprattutto ai meno giovani, usanze del passato, di quando a Lucera si
viveva nei “sottani” e si avevano sani rapporti con tutto il vicinato; si
trattava ovviamente di un’amicizia sincera e disinteressata, fatta di
consigli e di solidarietà per risolvere i problemi più spiccioli della
quotidianità. Un modo diverso, dunque, di apprezzare le cose umili di un
tempo, degli anni ‘60 precisamente, allorquando c’era spirito di
accoglienza e ci si accontentava delle piccole cose.
La rappresentazione è stata davvero gradita al pubblico, tanto che la
platea e la galleria del Teatro dell’Opera erano stracolme di gente,
nonostante il brutto tempo dei giorni scorsi. E ciò ci fa capire quanto
Lucera apprezzi iniziative culturali del genere e quanto sia sempre
predisposta a gratificare eventi culturali di tal calibro. Senza dimenticare
che il teatro è lo specchio riflessivo della nostra umanità e sul
palcoscenico nulla si inscena se non uno spicchio di quotidianità…
Semplici ma ingarbugliati sprazzi della nostra esistenza.
E noi non potevamo che rendere onore a quest'ennesimo lavoro della
compagnia "Alter Ego", se non altro già nel 1909 nella testata del Frizzo
veniva riportata la massima di Borsini (che trovate anche nella home
page del Frizzo in versione moderna, in alto a sinistra) recitante:
“Teatro è il mondo e l’uomo è marionetta. Farsa è la vita e finché si
respira ognun vi rappresenta una scenetta”.
Il Frizzo